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BAVIERA
TIROLO
Passo Resia > Trento (ALTO ADIGE, TRENTINO)
Trento > Altino/Venezia (TRENTINO, VENETO)
Il punto di partenza della Via Claudia Augusta si trova nella città di Donauwörth. Il motivo è legato alla presenza del Danubio, che rendeva possibile trasportare le merci pesanti, e del confine settentrionale dell’impero romano, che qui correva all’inizio e dopo il primo ripiegamento dei Germani. La parte più settentrionale della strada romana si trova oggi nel distretto di Donau-Ries, che a nord raggiunge quasi il limes. Oltre al Danubio il territorio è caratterizzato dal cratere di Ries, con un diametro di 25 km, formato dalla caduta di un meteorite 14,5 milioni di anni fa. Il nome “Ries” dovrebbe derivare dalla provincia romana della Rezia. La città di Donauwörth, dove si trova la fine della strada romana, in epoca romana non esisteva ancora. Al suo posto si estendevano le acque del Danubio, del Wörnitz, del Zusam, dello Schmutter e del Lech, che qui confluiscono. Lo sviluppo di Donauwörth cominciò da un insediamento di pescatori sull’isola di Ried nel Wörnitz. Oggi la maggior parte del centro storico si trova a nord del fiume. Questa parte si immette, con uno dei più bei tratti stradali della Germania meridionale, nella via imperiale.
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La zona di confluenza di Wörnitz, Schmutter e Lech e la valle del Lech fino ad Augusta/Augsburg erano già abitati in epoca romana. Sulla prima piccola altura poco appariscente tra Mertingen e Druisheim si trovavano gli impianti difensivi romani di Submuntorium-Burghöfe. Un accampamento militare doveva esserci anche a Langweid am Lech. Le località fino a Druisheim fanno ancor parte del distretto di Donau-Riess, quindi inizia il territorio di Augusta. Le località più grandi sono Meitingen, elevata al rango di mercato nel 1989 e Gersthofen, che dal 1969 è una città. La strada romana conduce in maniera diretta al Lech in direzione di Augusta e in alcune parti è ancor oggi una via. In altri posti si delinea come una diga. Per una gran parte è oggi il tracciato della strada statale 2. La pianura alluvionale del Lech, che attraversa la strada romana, divide la regione di Augusta da quella di Wittelbach.
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Dopo la campagna militare delle Alpi nel 15 a.C., i figli adottivi dell’imperatore Augusto, Druso e Tiberio, allestirono un accampamento militare nella zona a nord della città di Oberhausen, che diventò il nucleo iniziale di Augusta Vindelicum, il futuro capoluogo della provincia della Rezia. Augusta/Augsburg è così probabilmente la seconda città più antica della Germania e comunque una delle più grandi città romane a nord delle Alpi. L’insediamento abbracciava circa 25 ettari, nel suo periodo di fioritura contava tra i 10.000 e i 15.000 abitanti ed aveva tutto quello che una città romana di provincia poteva offrire: tempio, mercato, palazzo del governatore, teatro, terme… Ogni casa era provvista di acqua corrente. La Via Claudia Augusta attraversava la città ad ovest e nella parte centrale, dal municipio alla fontana di Mercurio, coincide con la strada storica principale del centro storico. Augusta/Augsburg divenne ancora più importante quando i ricchi imprenditori Fugger, alla fine del Medioevo-inizio dell’Età moderna, dalla loro città natale dominarono economicamente il mondo. Più tardi i principi vescovi di Augusta/Augsburg governarono un vasto territorio che arrivava fino al Tirolo.
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Il Lechfeld è una pianura alluvionale marcatamente piatta, che divenne tristemente nota a causa dell’omonima battaglia del 955. Già in epoca romana la pianura era abitata. Si suppone che la stazione di sosta romana ad novas, annotata nell’antica mappa stradale Tabula Peutingeriana, si trovasse ad Igling. Anche a Untermeitigen doveva esserci un impianto difensivo tardoromano. A sud di Augusta/Augsburg si trova la moderna città di Königsbrunn, in cui si può ammirare un santuario di Mitra. Il luogo venne nuovamente abitato solamente all’inizio del XIX secolo. Come la località di Obermeitingen, anche Königsbrunn appartiene al distretto di Augusta/Augsburg e a sud confina con il distretto di Landsberg am Lech. La strada romana che proseguiva in direzione delle Alpi puntando alla propria meta, si può vedere particolarmente bene per lunghi tratti a Lechfeld. Il percorso di viaggio si snoda lungo l’antica strada provinciale attraverso località pittoresche. Graben è tra l’altro la città natale di Hans Fugger.
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L’importante Via del sale, da Reichenhall attraverso Monaco, incrociava in questi paraggi la Via Claudia Augusta nel suo percorso verso la Svizzera. Nel 1158 il duca di Baviera Enrico il Leone da Kaufering la spostò leggermente più a sud. Contemporaneamente fece costruire un ponte e a sua difesa trasformò l’impianto difensivo esistente nel “Castrum Landespurch”. L‘insediamento in rapida crescita, che già nel XIII secolo era stato elevato al rango di città di Lebensberg/Landsberg, sorse sotto la sua protezione, incastonato tra i fiumi Lech e Lechhochufer. A partire dal XIX secolo si è sviluppata l‘area urbana, ora molto più ampia a ovest del Lech. La Via Claudia Augusta prosegue ancora per una tratta ad ovest, attraversando la zona comunale ed ebbe però - come la via d’acqua del Lech – grande importanza per lo sviluppo economico della città. La città vecchia, su cui il Medioevo ha lasciato la sua impronta, è accessibile solamente attraverso il ponte o le sue porte e dispone ancora di una parte della sua cinta muraria più volte ampliata. Il pezzo forte è la piazza principale nel suo nuovo allestimento.
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Tra Landsberg e Schongau il percorso di viaggio conduce, attraverso la Fuchstal, a Epfach, la romana Abodiacum e quindi lungo la riva alta del Lech verso Kinsau, Hohenfurch e nell’originaria parrocchia di Altenstadt di Schongau. Fuchstal, la valle della volpe, è il nome dato alla valle del ruscello Wiesbach tra la riva alta del Lech ed una dorsale boschiva ad ovest, con le località di Unterdießen, Asch, Leeder e Denklingen. La parola “Volpe” è attribuita alla forma della valle e alla colorazione brunastra dei campi in autunno. Prima di Hohenfurch, che appartiene già al distretto di Weilheim-Schongau, per la prima volta dopo Donau-Ries il territorio si fa dolcemente collinare. Le località in questo tratto sono particolarmente originali e tranquille. Highlight storici sono sicuramente il sito dell’antico castrum romano di Abodiacum sul Lorenzberg, su di una penisola nell’ansa del Lech presso Epfach.
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Nella tarda età romana un’ulteriore strada romana attraversava le Alpi passando per Garmisch e il passo del Brennero. Anch’essa era chiamata Via Claudia, ma senza “Augusta” (=imperiale). Nel Medioevo le due strade, che continuavano ad essere utilizzate, si chiamavano Via superiore e Via inferiore e là dove si incrociavano era possibile fare dei buoni affari, sia in epoca romana che in seguito. A est del Lech, a Peiting, una villa rustica documenta l’elevata cultura abitativa dei Romani.
Anche Schongau, trasposta nel XIII dall’originale parrocchia di Altenstadt sulla più sicura altura, poté svilupparsi presso il nodo stradale raggiungendo una notevole fioritura. Nel 1331 la città ottenne persino il diritto di battere moneta. Il centro storico possiede ancor oggi la propria cinta muraria completa e la si può raggiungere solo attraverso una delle porte. Anche i numerosi resti di edifici sacri nel territorio circostante raccontano di uno stato di prosperità. La regione si chiama Pfaffenwinkel e Schongau e Peiting ne sono le porte di accesso. L’edificio sacro più conosciuto è la chiesa di Wies, patrimonio dell’umanità.
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Dai Comuni della zona collinare attorno all’Auerberg è scaturita l’iniziativa di ridar vita all’intera Via Claudia Augusta. Nella zona dell’Auerberg la strada romana si può riconoscere in più punti e i Comuni ed i loro abitanti hanno escogitato qualcosa per attirare l’attenzione: con il millenario sito abitato sull’Auerberg, il paese degli zatterieri Lechbruck am See, il centro informativo sulla tratta bavarese della Via Claudia Augusta oppure il viaggio in nave sul Forggensee sulle tracce della strada romana, e alcuni highlight storici. Quanto al panorama, la regione colpisce per le sue colline dolcemente verdi, per i boschi verdeggianti e i numerosi laghi sullo sfondo delle Alpi. Tra di essi sono disposte pittoresche località di villeggiatura, che hanno mantenuto il loro carattere di villaggio. Nella zona dell’Auerberg la strada romana si snoda prevalentemente lungo il fiume Lech ed in parte attraverso il fiume stesso, nel luogo in cui è stata fatta la diga poco prima del Forggensee.
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Il meraviglioso territorio in cui il Lech scaturisce dalle Alpi era popolato sin dall’epoca dei Romani. Un castrum romano coronava lo Schlossberg di Füssen, ai cui piedi passava la Via Claudia Augusta. L’odierna via del passeggio Reichenstraße nel centro storico è posta direttamente sul tracciato romano. Presso la stazione a valle della funivia del Tegelberg a Schwangau, i resti di un bagno privato di una villa rustica testimoniano l’elevata cultura abitativa dell’epoca romana. La fondazione della città di Füssen, di impronta medievale, con la sua grande tradizione nella liuteria, risale a S. Magnus, che si stabilì qui nell’VIII secolo come eremita. Sul sito della sua cella nel IX secolo venne fondato un monastero benedettino, chiamato in suo onore S. Mang. Più tardi i Wittelsbach, in particolare re Ludwig, scoprirono per i loro castelli la pittoresca zona posta davanti alle Alpi. Si trovano a Schwangau, dove gli ospiti nel complesso termale delle Königliche Kristall-Therme possono dedicarsi al benessere – proprio come i Romani.
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Testo della mappa storica di ...
100 D.C.
La strada romana attraversava le Alpi come fossero una porta d’accesso. Poiché spesso il fiume Lech occupava l’intera valle, per raggiungere la conca di Reutte doveva già superare due alture, tra Stiglberg e Kratzer nonché al Kniepass. Il tracciato della strada romana venne ancora utilizzato fino al 1784 e la strada provinciale passa ancor oggi per il Kniepass. Prima della salita verso Ehrenberg la Via Claudia Augusta percorreva il territorio comunale di Breitenwang, dove si suppone una stazione di posta (mansio) ed il primo piccolo insediamento nel fondovalle. Reutte si sviluppò solamente in seguito, lungo la via del sale. Ancor oggi Breitenwang è il centro religioso del distretto.
Il fiume Lech con il suo esteso terri-to---rio alluvionale caratterizzava il fon-dovalle anche nel 1504, che viveva essenzialmente grazie alla strada del sale posta tra Hall in Tirolo e la zona del lago di Costanza. Nel 1464 era stato costruito un ponte tra Lechaschau e Reutte, che aveva sostituito il guado del fiume Lech presso Höfen. Un magazzino del sale e numerose locande sulla strada fecero diventare Reutte il centro dell’Außerfern tirolese. Nel 1489 ottenne da Sigismondo il Danaroso il diritto di tenere mercati. Al di sopra della valle troneggiava il castel Ehrenberg. Un muro chiudeva la strettoia della valle: qualsiasi traffico doveva passare attraverso le poste della stazione doganale. Presso Pflach esisteva una ferriera. Dal 1327 Vils, che non apparteneva ancora al Tirolo, era una città ed era provvista di una cinta muraria con 2 torri poste a nord e a sud.
Numerose fortificazioni poste nella zona di confine tra Baviera e Tirolo caratterizzavano la regione attorno al 1780. Oltre allo sbarramento di Ehrenberg, cresciuto attorno a due ulteriori fortezze, c’erano numerosi avamposti fortificati. Il comune-mercato di Reutte posto ai suoi piedi contava già circa 1000 abitanti. Numerose nuove strade erano state appena costruite. Quella da Reutte a Kempten attraverso Vils passava così a sud accanto alla città al di fuori delle mura, la strada da Füssen verso Pinswang attorno allo Stiglberg. Il ponte di S. Ulrich venne realizzato solo nel 1914. Poco dopo l’inizio del XX secolo la ferrovia locale bavarese già esistente venne prolungata fino alla linea dell’Außerfern, che conduceva prima fino a Reutte. Allora il fiume attorno a Reutte non era regimentato.
Al confine tra Germania ed Austria le prime creste montane formano la porta di accesso attraverso cui la Via Claudia Augusta conduce nelle Alpi e nella regione del Parco naturale di Reutte, in Tirolo. Qui inizia quella parte del Lech, che, unico nelle Alpi settentrionali, è rimasto allo stato originario per lunghi tratti. Vasti banchi di ghiaia e a tratti il paesaggio alluvionale che abbraccia l’intera valle dominano il regno dell’ultimo selvaggio, come viene denominato il fiume nella mostra del Parco naturale. Il Lech ha anche sempre determinato dove possono sorgere insediamenti e svilupparsi strade. Poiché parte della valle era continuamente allagata, il tracciato romano della Via Claudia Augusta già da Füssen e fino al bacino di Reutte passava per due alture: sul crinale tra Stiglberg e Kratzer e attraverso il valico del Kniepass.
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Nella conca di Reutte la Via Claudia Augusta passava per Breitenwang, in direzione Ehrenberg. In questa località si trovava verosimilmente una stazione di sosta romana, prima che la strada romana iniziasse a salire. Agli inizi della Via del sale, da Hall in Tirolo alla zona del lago di Costanza, la strada fu spostata nel 1464 a Reutte e la città mercato si sviluppò fino a divenire il centro del distretto. Numerosi edifici testimoniano di questo tempo. Caratteristici di Reutte sono i dipinti architettonici sulle facciate, molti dei quali provengono dalla famiglia di artisti Zeiler. A sud di Reutte troneggia il complesso del castello di Ehrenberg, le cui quattro fortezze avevano un tempo la funzione di sbarramento difensivo della valle nei confronti della Baviera. C‘erano persino fortezze anteriori tra Pflach e Pinswang o Musau, dove un tempo si trovava il confine. Per inciso, Vils era una città bavarese con un muro di cinta.
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Testi delle cartine storiche di ...
400 dopo Cristo
L’obiettivo dei costruttori romani di strade era quello di realizzare il collegamento più rapido possibile dall’Adriatico o dal Po ffiifino al Limes. Nello stesso Tirolo la Via Claudia Augusta conta perciò solamente 4 tornanti. Ciononostante la prima strada trans-europea ha una pendenza relativamente costante anche nei complessi attraversamenti dei passi. Un’opera magistrale è anche la porzione di strada che supera la zona paludosa di “Moos” su migliaia di tronchi d’albero, posta tra Lermoos, Ehrwald e Biberwier, nelle cui vicinanze si trovavano due insediamenti, quello di Ehrwald, che esisteva già prima dei Romani e continuò ad esserci anche in epoca romana, ed uno fondato dai Romani stessi, attorno alla stazione di sosta di Biberwier, immediatamente prima del Fernpass.
Se la strada romana viveva del primo mercato interno europeo, senza alcuna dogana o pedaggio, l’epoca della “via del sale” è segnata dal Rodfuhrwesen, il sistema di diritti sui trasporti. I conffiifinanti avevano il privilegio esclusivo sul trasporto di determinate merci (come il sale) da un luogo a quello successivo. La popolazione lungo la strada traeva proffiifitto sia da un sistema che dall’altro. Cosa di cui le genti dello “Zwischentoren“, la zona posta tra le porte di Ehrenberg e di Fernstein, presero presumibilmente piena coscienza solo quando il passo dell‘Arlberg divenne nuovamente transitabile. Il traffico venne spostato altrove ed essi caddero nella povertà più nera. Molti abitanti dell’Außerfern dovettero andare a lavorare come manovali nelle regioni settentrionali, dopo essersi trovati per prendere congedo nell’unica chiesa corporativa austriaca a Bichlbach. Anche i bambini partivano per lavorare come servi stagionali in Svevia, venendo perciò detti “Schwabenkinder”.
Nella seconda metà del XIX secolo cominciò una nuova ondata di accessibilità dello “Zwischentoren”, la zona tra le due porte di Ehrenberg e Fernstein, attraverso cui passava fiffiino al 1856 la strada del Fernpass. In seguito venne costruita l’attuale strada. Nel 1913 venne prolungata la ferrovia dell‘Außerfern, che in precedenza terminava a Reutte. Come alternativa al tracciato realizzato che passando per Garmisch proseguiva verso Innsbruck, si discusse anche di un collegamento attraverso Gaistal, Leutasch e Seefeld. C’erano inoltre progetti per un collegamento ferroviario per Imst, con un tunnel sommitale del Fernpass, come si prevede oggi per le auto. La “ferrovia dello Zugspitze” tirolese fu una delle prime ferrovie di montagna e promosse il turismo in questa regione.
A partire da Heiterwang il paesaggio appare decisamente alpino. Si capisce che in primavera rimane a lungo coperto dalla neve. Quello che conferisce particolare fascino ad una vacanza, significa da sempre per i contadini tantissimo lavoro e poco profitto. Il territorio tra le due porte di Ehrenberg e di Fernstein, detto letteralmente “Zwischentoren”, visse e si giovò perciò per lungo tempo e in larga parte della strada. Molti possedevano una piccola comunità agricola per il proprio sostentamento e lavoravano inoltre come imprese di trasporto o guadagnavano del denaro con servizi offerti ai viaggiatori di passaggio. Per avere sufficiente cibo per le proprie e le altrui bestie, i pendii venivano falciati fino alla vetta – come si può vedere ancor oggi tra Heiterwang e Bichlbach. Quando la strada perse di significato prima con la costruzione della strada di valico dell’Arlberg ed ancor più con la ferrovia dell’Arlberg, la popolazione divenne molto povera e se ne andò lontano, chi a fare l’artigiano itinerante e chi come “Schwabenkinder” (figli di famiglie povere che lavoravano come braccianti in Alta Svevia).
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Arrivando verso Lermoos si comprende perché la regione si chiama “Tiroler Zugspitz Arena”. Nel Manege è situata la pittoresca zona umida detta “Moos”, attraverso cui un tempo – realizzata su migliaia di tronchi d’albero – passava la Via Claudia Augusta. Nelle “logge” poste tutt’attorno sono disposte le vivaci località di vacanza Ehrwald, Lermoos e Biberwier. Le tribune dell’Arena sono costituite dal favoloso mondo alpino. La cima più famosa è la Zugspitze, la montagna più alta della Germania, raggiungibile dal 1926 da Ehrwald con la ferrovia tirolese della Zugspitze. La sua costruzione, in seguito alla perdita di importanza economica della vecchia strada, fu un simbolo per l‘inizio di un nuovo futuro economico per le “Zwischentoren” nel settore turistico.
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Testo della mappa storica di ...
100 D.C.
Nel 763 compare nelle fonti scritte “Oppidum Humiste”. Oppidum è un insediamento fortifificato preromano. Il fatto che venga menzionato dopo l’età romana fa riferimento ad un popolamento continuativo a partire dall’epoca preromana, che si potrebbe collocare sul “Bergl”, l’altura al di sopra del centro cittadino di Imst. Anche Dormitz presso Nassereith ci sono testimonianze di un popolamento protostorico. Qui e là i Romani costruirono stazioni lungo la Via Claudia Augusta. Attorno ad esse si svilupparono degli insediamenti. Ad Imst, che era il luogo abitato più importante tra Füssen e Merano, si presume che fosse parallelo al popolamento preromano. Un popolamento protostorico e romano è presente inoltre anche sul lato esposto al sole del Tschirgant, a Karrösten e Karres.
La regione lungo la Via Claudia Augusta tra il Biberwier e la valle dell’Inn fu da molti punti di vista una roccaforte dell’attività mineraria. Nei monti del Mieming ad est, nelle Alpi della Lechtal a nord e sui pendii del Tschirgant a sud si trovavano importanti regioni minerarie storiche. Soprattutto nella parete rocciosa del “Wannig”, davanti a cui giace Nasserreith, si trovano, osservandola da vicino, numerosi orifizi. Venivano estratti soprattutto piombo sotto forma di tetraedrite per la miniera d’argento di Schwaz e zinco. In più Imst, oltre ad essere sede di mercato e nodo stradale, era sede del tribunale minerario, la cui sfera d’azione si estendeva fino l’Ausserfern e verso il Vorarlberg.
Già da millenni Imst è il più importante insediamento tra Füssen e Merano ed un importante nodo stradale. Dal tardo medioevo è sede di mercato e dal XV al XVII secolo aveva sede un tribunale minerario, il cui raggio d’azione giungeva ffiino all’Außerfern e verso il Vorarlberg. Se gli infflluenti signori di Starkenberg non fossero stati contrari, perché Imst sarebbe quindi stata direttamente soggetta al principe territoriale, la metropoli della Gurgltal sarebbe divenuta già 700 anni fa una città cinta da mura. Dopo un incendio nel 1822, di cui furono vittime 206 delle 220 case, Imst fu ricostruita e nel 1898 venne finalmente elevata al rango di città. Imst è inoltre nota anche per i suoi avicoltori e i suoi mercanti.
Il Fernpass si è formato 4.000 anni fa a causa di una frana che ha ostacolato il transito. La fauna e soprattutto la flora dovettero riconquistare faticosamente il paesaggio. Ancor oggi lo strato di humus è modesto e si vede che la vegetazione, nonostante l’altezza relativamente contenuta del passo (altitudine attuale 1216 metri, altitudine del passo romano 1260 metri) risulta d’alta montagna. L’affascinante paesaggio è attraversato da sentieri e strade di epoca preromana e romana, della prima Età moderna, dell’Ottocento e dell’epoca attuale. Attualmente è in discussione la costruzione di un tunnel sotterraneo. La strada romana Via Claudia Augusta conduceva dritta da Biberwier fin su all’antico Fernpass. Il suo percorso coincide in questa zona in buona parte con quello della linea dell’alta tensione. Dalla quota più elevata si scende al lago Sameranger See con una pendenza costante lungo il pendio. Dal tardo Medioevo la strada del Fernpass attraversava l’omonimo valico alla stessa altitudine di quello attuale.
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La Gurgltal è un idillio paesaggistico che affascina gli amanti del relax nelle vicinanze ed i turisti. La pittoresca valle fu abitata fin dall‘antichità, come testimonia un santuario a Dollinger-Lager sul versante settentrionale tra Nassereith e Tarrenz, che venne verosimilmente utilizzato dall’età di Hallstatt fino a quella romana. La strada romana, proveniente da Fernstein, proseguiva dritta fino alla chiesa parrocchiale di Nassereith e poi sul versante meridionale della valle, per evitare il rischio di caduta massi della parte assolata. Tra Strad e Tarrenz attraversava la valle e si snodava lungo il pendio assolato, in direzione di Imst. Nassereith era già nella preistoria e in epoca romana un nodo di traffici, in cui si incontravano le strade che passavano nella Gurgltal e attraverso l’altopiano di Mieming. A Dormitz, poco distante dalla strada romana Via Claudia Augusta, è attestato un insediamento romano e nel bosco di Strad c’era una locanda romana. Inoltre nella zona di Dormitz si suppone ci fosse una stazione di posta. Il territorio tra il Fernpass e Imst era anche una delle più importanti aree minerarie del Tirolo, di cui narra un autentico villaggio di minatori ricostruito a Tarrenz, il “Knappenwelt Gurgltal”. Venivano estratti soprattutto galena, necessaria per ricavare l’argento di Schwaz, e zinco. Nella città distrettuale di Imst si trovava il tribunale minerario, la cui giurisdizione si estendeva fino all’Ausserfern, al passo di Resia e al Vorarlberg. La Via Claudia Augusta venne quindi utilizzata anche per i trasporti dell’industria mineraria. Non da ultimo, la grande tradizione del Carnevale collega i tre Comuni della Gurgltal, Nassereith, Tarrenz e Imst.
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Dal VII secolo è tramandato un “Oppidum Humiste”. Con ogni probabilità è Imst, che era anche una stazione di posta sulla Via Claudia Augusta. “Oppidum” fa perfino riferimento ad un insediamento fortificato di età preromana.
La città distrettuale fu probabilmente abitata con continuità dall’epoca dei Reti, attraverso l’età romana e fino al VII secolo. La chiesetta di San Lorenzo sul suggestivo “Bergl” (montagnola) al di sopra del centro cittadino, che affonda le sue radici già nel V secolo d.C., indica che l’insediamento doveva essere piuttosto grande, forse l’insediamento più grande tra Füssen e Merano. Tuttavia l’Imst romana è sepolta sotto il centro storico, ragion per cui non dovrebbe essere rimasto molto e quel poco è difficile da studiare. In tempi più tardi l’attuale capoluogo di distretto Imst fu sede della Berghauptmannschaft, l’autorità che si occupava delle questioni di diritto minerario, nonché la patria dei venditori di uccelli dell’omonima operetta. Il maggior motivo d’orgoglio degli abitanti di Imst è il loro Carnevale, che si tiene ogni quattro anni e a cui è anche dedicato un museo.
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Testo delle mappe storiche di ...
prima dell'anno 0
Già durante la preistoria la zona attorno a Landeck era relativamente ben popolata. Al di sopra di Schönwies, a Stanz e Grins, a Perjen, a Fließ, all’ingresso della valle Kaunertal, a Fiss e Serfaus, ... — su ogni pendio assolato ed ogni terrazzamento sono attestati insediamenti o ci sono per lo meno indizi di un popolamento. Gli insediamenti erano collegati tra di loro da carrarecce. Oltre a quella nella valle dell‘Inn ci sarebbe stata una scorciatoia che dalla valle Kaunertal attraverso il Piller Sattel conduceva a Imst. Sopra Fließ si trovava un luogo dove si tenevano roghi votivi, in cui per secoli, fifino in epoca romana, vennero invocati gli dei. Nel museo archeologico di Fließ si possono ammirare ritrovamenti preistorici risalenti a questo periodo, con un’abbondanza ed una qualità che si trovano altrimenti solo nelle grandi città.
Nella zona di Landeck la strada romana Via Claudia Augusta si snodava prevalentemente sui pendii — alla tratta tra il ponte sull’Inn presso Starkenbach e Landeck seguiva quella rimarchevole e pittoresca che attraversava la “placca” in direzione di Fließ, dove le tracce di carri risalenti ad epoche diverse narrano vicende legate alla strada. Solamente nella zona del castello di Landeck la Via Claudia Augusta abbandonava il pendio — presumibilmente perché là si trovava una stazione di sosta e la strada deviava attraverso l’Arlberg. L’importante collegamento viario non comportò solamente uno sviluppo economico, bensì anche un intenso scambio culturale, come emerge tra l’altro anche dalla precoce cristianizzazione. La chiesa parrocchiale di Landeck e la chiesa di San Lorenzo sul “Bergl”, la collina di Imst, hanno radici nel V secolo, mentre la Maaßkirche presso il museo archeologico di Fließ nel VI secolo.
Già in epoca romana alla confluenza tra Sanna ed Inn si intersecavano per la prima volta due strade transregionali. Nel 1787 venne rinnovata e rilanciata la strada verso il Vorarlberg, che già da lungo tempo non era più praticabile, ed il fondovalle divenne finalmente un punto nodale. Il resto lo fece la costruzione della ferrovia dell’Arlberg nel 1884, nel cui ambito vennero creati anche 800 posti di lavoro e la popolazione crebbe notevolmente. Attorno al 1900 i comuni di Perfuchs e Angedair vennero uniti per formare Landeck, che nel 1904 divenne un mercato e nel 1923 una città. Landeck è capoluogo distrettuale già dal 1868, quando ancora non esisteva un luogo con questo nome, bensì solamente il castello di Landeck. Vittima dello spostamento del traffico in direzione est-ovest sulla tratta dell’Arlberg fu tra l’altro lo “Zwischentoren” tra Fernstein e Reutte. Molti dei poverissimi abitanti dell’Außerfern furono di conseguenza costretti a cercare lavoro nelle più ricche regioni confinanti verso nord.
La valle dell’Inn tra Imst e Landeck seduce per i quieti villaggi, per una delle poche vallate alluvionali lungo l’Inn conservatesi e per la Kronburg, che troneggia dall’alto di una rupe. Da qui si gode di una splendida vista sulle montagne circostanti, in particolare sulla Tschirgant, tra la valle dell‘Inn e la valle della Gurgltal. All’incirca a metà strada verso Landeck, a Mils, si trova il villaggio avventura “Trofana Tyrol”, un’area di sosta che svolge tutte le funzioni che avevano anche le stazioni di sosta per i viaggiatori che i Romani allestivano a distanze regolari lungo la Via Claudia Augusta, e molto altro ancora.
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I pendii assolati attorno a Landeck sono stati abitati sin dall’epoca preromana e romana, come testimoniano innumerevoli ritrovamenti: a Fließ, Stanz, Grins o anche presso la Kronburg. Da poco si sa anche che la chiesa parrocchiale di Landeck ha radici protocristiane, il che fa pensare ad un insediamento maggiore già in epoca romana. Anche in precedenza gli archeologi teorizzavano una stazione di sosta nell’attuale città distrettuale, poiché la strada romana porta dal pendio nella valle. Landeck è circondata da numerosi impianti difensivi, tra i quali l’antica sede di giudizio, castel Landeck, è quello meglio conservato e il più importante. La città si sviluppò principalmente nel corso della costruzione della ferrovia dell’Arlberg. I pendii assolati favorirono non solo il popolamento, ma anche l’agricoltura. La regione dei sapori invita a gustare i suoi frutti.
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Testo delle mappe storiche di ...
100 D.C.
A causa della ristrettezza della valle, minacciata dalla caduta di massi e spesso occupata completamente dal fiume Inn, tra Landeck e Fließ la Via Claudia Augusta seguiva il pendio, attraverso la “placca” di Fließ, su cui nelle diverse epoche i carri hanno lasciato le proprie tracce nella roccia. La strada romana poteva quindi dipanarsi nuovamente nella valle fino a Altfinstermünz — varcando alcune volte il fiume — attraverso il fondovalle, poiché in quella zona la natura mantiene l’Inn in un corso ristretto. Dopo Finstermünz la strada risale la gola con una costante pendenza dell‘11 %, verso l’unica stazione stradale tramandata nelle fonti scritte, Inutrium, poco prima del punto più elevato della strada e del passo Resia. C’erano presumibilmente due ulteriori stazioni di sosta tra Prutz e Pfunds. Sicuramente Fließ e Inutrium erano abitate.
Nel Medioevo e nell’Età moderna si continuò ad utilizzare la strada romana per lunghi tratti. Rocche come Pidenegg, Pernegg, Laudegg, Siegmundsriedt, Finstermünz e Naudersberg costellavano le vie di transito. Al di fuori delle vie principali c’erano quasi solamente mulattiere. Oltre all’agricoltura per l’autosostentamento e le possibilità di guadagno collegate alla strada, era l’attività mineraria a portare entrate, dapprima nella Kaunertal, quindi nella Bergtal, in seguito nella Platzertal. Inoltre a Serfaus si estraeva il minerale che veniva trattato a Fließ.
A lungo si discusse su come si dovesse rinnovare la strada del Resia. Infine si imposero i costruttori moderni e tra il 1852 e il 1856 venne costruita la strada con tornanti e gallerie che viene utilizzata in gran parte ancora oggi. Furono realizzate strade anche in Engadina, verso il Samnaun e per l’attività mineraria nella Platzertal. Il minerale veniva tra l’altro trasportato anche con un apposito impianto a fune. Oltre agli investimenti per le strade, c’erano anche due diversi progetti per un collegamento ferroviario attraverso passo Resia, per cui sarebbero state necessarie numerose gallerie. La posizione strategicamente importante del passo è testimoniata dalla fortezza più settentrionale dell’Austria-Ungheria in direzione dell’Italia.
L’ “Oberes Gericht” va da Landeck fino a Nauders e prende il proprio nome dalla sede di giudizio, che un tempo si trovava a castel Laudegg, sopra Prutz e poi a partire dal XVII secolo a castel Siegmundsried. Si tratta di una delle sezioni originarie più antiche della Via Claudia Augusta, in cui si vede quale influsso esercitasse l’importante strada sullo sviluppo dell’insediamento. L’antica strada provinciale, che oggi è stata in buona parte esautorata nella sua funzione di arteria principale dalla parallela B180, corrisponde in buona parte alla strada romana. Località e laghetti pittoreschi, castelli e fortificazioni, case signorili, locande, masi contadini ed edifici sacri nonché alcuni antichi ponti vi accompagnano. Il ponte più impressionante è sicuramente quello della stazione doganale di Altfinstermünz, eretta nel Medioevo sull’Inn nel suo primo tratto, dove anche la strada romana attraversava il fiume.
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In epoca storica i valichi costituivano una grande sfida. Per tale motivo i Romani costruivano preferibilmente delle stazioni di sosta prima e dopo i loro punti culminanti. Il passo Resia con i suoi 1507 metri è il punto più elevato della Via Claudia Augusta. Il punto culminante si trova nel territorio dello Stato italiano. Leggermente più a nord, nell’austriaca Nauders, si trovava l’unica stazione di sosta romana del Tirolo tramandata nei documenti, Inutrium. Oggi sostano nella parte alta della vallata numerosi vacanzieri. D’inverno come d’estate si godono l’ambiente montano attorno a Nauders, Resia, Curon e San Valentino. Le quattro località appartengono a due Stati e a due regioni turistiche diverse, ma geograficamente appartengono tutte alla Val Venosta. Gi ospiti apprezzano anche i laghi ricavati sul passo attraverso sbarramenti. Il lago di Resia con il campanile di Curon vecchia si posiziona tra i punti più fotografati del percorso.
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Nessun altra regione lungo la Via Claudia Augusta ha così tanti centri abitati ed edifici storici. Già molto tempo prima dei Romani la Val Venosta, favorita dal clima, era stata scoperta come luogo di insediamento. Prende il nome dalla tribù retica dei Venosti, che si stanziarono ad esempio sul colle di Tarces o sul Ganglegg sopra Sluderno. Il tracciato storico della Via Claudia Augusta attraversava la piana di Malles, dove gli archeologi hanno localizzato una stazione di sosta romana, e proseguiva dopo Malles lungo il versante soleggiato. Il territorio divenne fittamente popolato e fu bonificato a partire dal X secolo da contadini di età romanica. Dal XII secolo furono sostenuti dal convento di Monte Maria. Numerosi castelli testimoniano questo periodo, la cittadina medievale di Glorenza, con la sua cinta muraria interamente conservata, ma anche i nuclei dei villaggi circostanti. La Val Venosta si fa forte di questa ricca eredità e si presenta come una regione culturale altoatesina ricca di storia.
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Nel cuore del “Frutteto venostano”, ai piedi del Monte Sole – su cui si presume passasse anche la Via Claudia Augusta – sorgono il paese del marmo, Lasa, e il capoluogo della Venosta, il comune di Silandro. Già nel Neolitico i pastori nomadi ed i cacciatori si stabilirono sul territorio assolato e poco piovoso poiché protetto dalle alte catene montane a nord e a sud. Almeno a partire dall’epoca romana veniva estratto il famoso marmo di Lasa o di Covelano, come attesta il miliario della Via Claudia Augusta di Rablà. Silandro e Lasa fanno la loro prima apparizione nei documenti alla fine del XI, inizio del XII secolo. Nel XIV secolo Silandro divenne sede di giu.dizio.
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Nella chiusa a metà della Val Venosta geografica, che arriva fino a Tell, in un’area ristretta ci sono circa 10 castelli e residenze che servivano in parte anche ad assicurare un punto strategicamente importante. I più significativi sono sicuramente castel Coldrano, - Centro di formazione e cultura venostano -, Castelbello con esposizione permanente sulla Via Claudia Augusta e la residenza estiva di Reinhold Messner, Juval, in alto sulla montagna. Il variegato microclima con molto sole, precipitazioni limitate e una brezza fresca durante la notte, favorisce una viticultura relativamente giovane, differenziata e di qualità. Castelbello-Ciardes con 25,5 ettari è la maggiore località vitivinicola della Val Venosta, in cui maturano Chardonnay, Pinot bianco, Pinot grigio, Gewürztraminer/Termeno aromatico, Riesling, Schiava, Zweigelt e Pinot nero.
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I Comuni di Naturno, Plaus e Parcines fino a Tel appartengono geograficamente alla Val Venosta, ma fanno parte della Comunità comprensoriale del Burgraviato e dell’Associazione turistica “Merano e dintorni”. Le prime tracce d’insediamento sul giogo posto a sud risalgono al Mesolitico. Il nome Naturno è da ricondurre all’epoca celtica e significa “insediamento nella piana alluvionale”. Il territorio fu costantemente popolato. Uno dei due miliari della Via Claudia Augusta venne ritrovato a Rablà. Le radici della chiesetta di San Procolo nella parte orientale di Naturno risalgono al VII secolo. Gli affreschi al suo interno sono probabilmente riconducibili all’ VIII secolo e sono quindi i più antichi dell’area culturale di lingua tedesca. La storia del territorio può essere vissuta con il supporto multimediale del museo di San Procolo che si trova di fronte alla chiesa.
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Attraversato il gradone presso Tel, alto 200 metri, il viaggiatore scende dalla Val Venosta al mediterraneo “paese giardino di Lagundo”. L’altitudine più bassa e la posizione riparata fanno di questa zona una delle più calde d’Italia e permettono la crescita – oltre che di betulle e aceri – anche di palme, cipressi e olivi. In numerosi giardini si possono scoprire piante mediterranee che rafforzano l’impressione di attraversare il ponte tra lo spazio alpino e quello mediterraneo. Qui aveva un ponte anche la strada romana, che superava il fiume Adige nella zona di castel Foresta, per risalire il pendio e continuare verso il panoramico paese di Marlengo sul pendio occidentale sopra Merano. Ancor oggi tra Lagundo e Marlengo ci sono ponti che attraversano l’Adige. A quelli storici è dedicato il museo Testa di ponte a Lagundo. La zona non solo affascina con il suo pittoresco panorama culturale tra vino e mele, attraverso il quale conducono due dei più bei “Waalwege”, i sentieri lungo le rogge, quello di Lagundo e quello di Marlengo. A Merano e dintorni si trovano anche le uniche Terme del wellness lungo la Via Claudia Augusta, i giardini di castel Trauttmansdorff o castel Tirolo. La regione è un’area di benessere a tutto tondo, in cui si possono gioiosamente gustare anche i frutti della natura.
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Attraverso la Val d’Adige tra Merano e Bolzano la strada romana passava sul pendio occidentale. Sulle numerosa colline esistevano già insediamenti preistorici. A Nalles gli archeologi hanno scoperto una casa tardo antica con riscaldamento a pavimento, bagno ed un’abside. Il Rio Lagundo a Gargazzone segnava il confine tra le province romane Raetia I e Raetia II. Il territorio fu sempre zona di confine e lo è tutt’ora. A partire dal XIII secolo furono costruite numerose fortezze che ne fecero la regione più fortificata d‘Europa. Le fondamenta delle due chiese di San Giorgio e Santa Margherita a Lana poste nel IX secolo indicano che alcune località sono molto antiche. La popolazione viveva di quello che donava il suolo, della strada e in alcuni casi anche dell’industria mineraria. A Nalles e a Terlano si trovavano significative miniere d’argento. Nel XV secolo nella sola Terlano 1000 minatori scavavano il minerale metallifero in oltre 30 pozzi.
A partire da Andriano l’Adige era navigabile e l’argento poteva essere portato verso sud per via d’acqua.
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Si suppone che il Pons Drusi della strada romana di cui parla la tradizione si trovasse là dove oggi a Bolzano il ponte Druso scavalca il fiume Isarco poco dopo la confluenza con il Talvera. In precedenza la via doveva attraversare ai piedi di castel Firmiano l’Adige e la conca valliva, oggi quasi completamente occupata dal capoluogo della Provincia Autonoma. Esso venne creato nel 1170-1180 come insediamento mercantile dotato secondo i canoni di una via centrale e di una piazza del mercato (piazza del Grano) che in seguito fu più volte ampliato.
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Costruire o mantenere i ponti in buono stato era costoso e dispendioso. Per tale motivo ce n’erano pochi ed era necessario tracciare una strada sul pendio da ambo i lati del fiume. Una strada romana potrebbe essere passata all’incirca là dove oggi si snoda la Strade del vino, attraverso i famosi paesi vinicoli di San Paolo, San Michele, Caldaro al lago, Termeno, Cortaccia, Magré e Cortina all’Adige. La vera e propria Via Claudia Augusta continuava probabilmente a sud sul pendio orientale, ai piedi dell’imponente altura di Castelfeder presso Ora, già abitata da millenni. E si pensa proseguisse verso la stazione di sosta romana di Endidae, attestata nei documenti, presso l’attuale Egna, e verso Salorno, dove un tempo si trovava la tanto decantata “chiusa di Salorno”. Da Bronzolo, - nelle vicinanze di Laives, la città altoatesina più meridionale e al tempo stesso più recente -, l’Adige era navigabile con le zattere e fino alla costruzione della ferrovia costituì il principale fattore economico del Tirolo meridionale e del Trentino.
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Il materiale detritico che il fiume Noce portava dalla val di Non creò un tempo uno sbarramento che bloccò le acque dell’Adige formando un vasto lago che riempì tutta la valle. Formava un confine naturale tra i Comuni della porzione meridionale dell’Alto Adige, della Val di Non e quelli a nord della città di Trento. Questo, assieme ad altre cause, spiega come essendo divenuto difficile il contatto tra le località, si sia formata qui la frontiera tra l’area linguistica tedesca e quella italiana. La popolazione della Piana Rotaliana parla oggi italiano senza eccezioni. L’acqua tracciò anche un confine attraverso la regione, infatti Mezzocorona (Kronmetz), il suo attuale centro agricolo, ha un’impronta piuttosto tedesca, mentre ad esempio i tradizionali centri commerciali di Mezzolombardo all’ingresso della Val di Non e Lavis all’imbocco della valle dell’Avisio con i loro notevoli palazzi hanno piuttosto un carattere italiano. Oggi il lago appartiene alla storia. La pianura sui terreni portati dal fiume Noce è particolarmente fertile. L’intera Piana Rotaliana e i suoi pendii sono coperti da vigneti, in cui maturano le famose uve Teroldego, una specialità del territorio. Lo sviluppo di questa area fu fortemente influenzato dall’antico monastero di San Michele all’Adige, che ancor oggi ospita presso l’Istituto Agrario il centro di competenza agricolo per l’intero Trentino e che nel Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina illustra la vita e gli usi di tutto il territorio. Di tutti i castelli e le fortificazioni presenti castel San Gottardo, annidato nella roccia dietro Mezzocorona, è certamente il più noto.
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Trento – come suggerisce il nome – risale ai Reti ed era già a quel tempo un importante nodo stradale. La Via Claudia Augusta si biforcava a Tridentum in Via Claudia Augusta Altinate in direzione del porto di Altino sull’Adriatico, presso l’attuale Venezia e la Via Claudia Augusta Padana verso il porto fluviale di Ostiglia sul Po. Da lì una strada proseguiva per Roma. La successiva importanza storica della città è legata soprattutto al Concilio di Trento (1545-1563), che diede l’impulso alla Controriforma e ne determinò la cornice spirituale. In quest’epoca venne anche disegnato sostanzialmente l’aspetto dell’attuale centro storico. Lo stile rinascimentale venne in seguito completato dal barocco. Fino all’ingresso delle truppe napoleoniche, dal possente castello del Buonconsiglio i principi vescovi di Trento governarono la città e il territorio circostante.
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Gli scavi testimoniano del precoce popolamento della valle tra Trento ed il Veneto. Manieri come quello sopra Pergine servivano anche al controllo dell’importante strada. L’Alta Valsugana apparteneva da sempre all’area d’influenza di Trento. Durante la Prima guerra mondiale nella zona si combatté duramente, infatti il confine tra Austria-Ungheria e Italia passava negli immediati dintorni, a sud, al di là dell’altipiano di Lavarone. Di quest’epoca testimoniano numerosi impianti difensivi. Il territorio è caratterizzato dai due grandi laghi balneabili di Caldonazzo e di Levico. Oltretutto la Valsugana, fin dai tempi degli Asburgo, è un’apprezzata zona termale con le località di cura di Levico Terme e di Roncegno Terme.
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La Torre quadra nel prato accanto alla strada alle porte di Novaledo testimonia della chiusa che un tempo attraversava la valle. La si trovava il confine tra le zone di influenza di Trento e di Feltre. A Borgo Valsugana, che conserva l’impronta medievale, non è difficile riconoscere l’influsso veneziano. La strada romana si snodava presumibilmente anche nella Valsugana centrale sul pendio assolato e numerose fortificazioni orlavano il suo percorso. Nella conca valliva ad est di Borgo la Via Claudia Augusta si dirigeva infine verso la montagna, poiché il Brenta continuava ad allagarsi nella valle che quindi non sempre era percorribile.
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Dalla Valsugana la strada romana saliva verso l’altopiano del Tesino, attraversava il profondo solco vallivo del torrente montano Senaiga nella regione di confine tra il Trentino e il Veneto e continuava poi attraverso il passo di Croce d’Aune verso Feltre. Seguendo le sue tracce il percorso di viaggio si snoda attraverso paesaggi multiformi e pittoreschi villaggi alle porte delle Dolomiti. L’importante antica strada ha lasciato numerose tracce lungo il percorso. Lamon è tra l’altro anche la patria degli omonimi fagioli apprezzati in tutto il mondo.
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Feltre è un nodo stradale già dalla preistoria. La sottile dorsale montana su cui sorge il notevole centro storico e il circostante pendio assolato erano completamente popolati. Lo attestano il nome etrusco di Feltre e numerosi ritrovamenti archeologici. La strada romana Via Claudia Augusta non conduceva direttamente in città, bensì si snodava in linea retta dal passo Croce d’Aune lungo il pendio verso Cesiomaggiore. Feltria era però un’importante città romana. L’influsso dei dogi di Venezia sull’aspetto della città è inconfondibile. La zona di influenza di Feltre arrivò per un certo periodo fino alla Valsugana.
la differenza fra castagne e maroni
Il Feltrino feltrino è famoso per le castagne e le castagne, le Castagne Feltrine e i Maroni Feltrini, che sono anche una parte importante della cucina regionale. Qual è la differenza tra castagne e castagne? Le castagne sono altre varietà coltivate dell'originale castagna dolce, sono più grandi, più facili da pelare e hanno un sapore più intenso.
Feltrino fa parte dell'Area Culturale Retica
I Reti nelle Alpi, i Venti e i Liguri sono considerati popoli separati accanto ai Celti. Il Feltrino apparteneva ancora all'area culturale retica.
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La Valle del Piave meridionale, tra il capoluogo Belluno e il confine con la provincia di Treviso, a sud, si chiama Valbelluna. Nell‘antichità si chiamava anche Val Serpentina. Questa pittoresca valle è incastonata tra i contrafforti delle Dolomiti e l‘ultimo crinale prima della pianura veneta ed è dominata dall‘ampio letto, in gran parte naturale, del fiume Piave. Come oggi, anche in epoca romana c‘erano poche traversate fluviali. Una di queste si trovava tra Santa Giustina e il comune di Borgo Valbelluna, più precisamente il suo capoluogo Mel, pittorescamente situato su una collina. Il nome della frazione Nave è un ricordo della storica traversata del fiume. Il Castello di Zumelle tronaggia sul versante meridionale tra Mel e Lentiai. In questa zona, anche la strada romana saliva fino al suo passo più meridionale, il Praderadego. Tra Borgo Valbelluna e i comuni di Quero Vas e Alano di Piave, rispettivamente, la valle è molto stretta, veniva talvolta sommersa dalle acque del Piave ed era quindi inadatta a una strada come la Via Claudia Augusta, costruita per i rifornimenti militari.
Un altro Passo?
La Via Claudia Augusta ha probabilmente attraversato il Passo Praderadego e non ha seguito il Piave attraverso la Valle del Piave. Fu costruita principalmente come una strada militare, che naturalmente doveva essere sempre percorribile, indipendentemente dalle condizioni atmosferiche, in modo che i rifornimenti militari fossero sempre garantiti. Tuttavia, spesso la valle prendeva il fiume Piave da sola durante le tempeste. Per questo motivo si è probabilmente deciso di costruire un altro passo. Ma probabilmente c'era anche una strada lungo il Piave che veniva utilizzata con il bel tempo.
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Le Alpi non terminano bruscamente nella pianura veneta. A sud dell’ultima dorsale e dell’ultimo passo della Via Claudia Augusta si trovano, quale giardino che precede le Alpi, le colline vinicole del Prosecco dell’Altamarca, la parte settentrionale della Provincia di Treviso. Due strade del vino attraversano la pittoresca zona vitivinicola e indicano il cammino verso le cose da vedere, graziosi borghi del vino e i vini migliori: la Strada del Prosecco e Vini dei Colli Conegliano Valdobbiadene e la Strada del Vino del Montello e dei Colli Asolani.
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Gli archeologi italiani non hanno tuttora trovato un accordo su quale delle diverse teorie sul tracciato della Via Claudia Augusta sia quella giusta. Dopo le colline del Prosecco a sinistra del Piave (teoria sinistra Piave) il percorso segue quindi un po’ anche la teoria destra Piave – attraverso il letto del fiume sulla sua destra orografica, ancor oggi poco regolamentato e perciò ampio. Il territorio alluvionale al centro della pianura trevigiana è sempre stato caratterizzato dal transito e dai confini tra influenze diverse e probabilmente già insediato in epoca romana. Pare che il nome Spresiano abbia addirittura radici romane. Nei documenti le località di Nervesa della Battaglia, Spresiano e Villorba compaiono nel X secolo. Il suolo non fruttava granché e solamente il guado sul Piave e l’attività degli zatterieri portavano lavoro ad alcuni abitanti. La popolazione era quindi povera. Solamente gli impianti di irrigazione realizzati dalla Repubblica di Venezia migliorarono la situazione e sono numerose le ville venete tipiche della regione che testimoniano questo periodo. Il territorio subì duri colpi a causa delle grandi battaglie del Piave della Prima guerra mondiale. Neversa della Battaglia, che perfino nel nome ricorda lo scontro, fu quasi completamente rasa al suolo, come ricorda ancor oggi la rovina dell’abbazia di Sant’Eustachio del XIV secolo. I comuni si ingrandirono solamente grazie allo sviluppo dell’industria tessile dopo la Seconda guerra mondiale.
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Treviso è situata al centro di un territorio ad intenso sfruttamento agricolo alla confluenza di Botteniga e Sile, che era già abitato nell’età del Bronzo. Nel 49 a.C. i Romani conferirono a Tarvisium lo status di città. Già nel 396 d.C. divenne sede vescovile. Dopo lunghi contrasti, in cui Venezia voleva imporre un libero commercio attraverso le province di Padova e Treviso, la città infine appartenne per vari secoli alla Repubblica di Venezia. L’esteso centro storico è quasi completamente circondato da mura e dal canale antistante. I numerosi canali – anche all’interno della città – sono valsi a Treviso il soprannome di “città delle acque”.
È inoltre conosciuta come “città dell’arte”.
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I comuni a sud di Treviso oltre che dalla strada antica sono collegati anche dal Parco naturale lungo il Sile. Il pittoresco fiume ha una particolarità, rimane calmo anche in caso di maltempo, conserva pressoché la stessa temperatura durante tutto l’anno, quasi non trasporta detriti e costituisce così un ambiente ideale per le piante acquatiche. Il gioiello naturale può essere percorso con barche e navi escursionistiche, che circolano tra Venezia e Treviso. Il territorio lungo il fiume è popolato fin dal Neolitico. Le località più antiche sono attestate già nell’XI e XII secolo e si trovano senza eccezione sul percorso della strada romana, che è in parte percorribile su una stradina asfaltata. Roncade attrae inoltre per l’omonimo castello, in cui vengono immagazzinati e venduti i vini lì prodotti.
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È difficile immaginarselo, ma in epoca romana Venezia non esisteva ancora. La città portuale antica era Altino, sull’estuario lagunare del fiume Sile. Là iniziavano o terminavano varie strade romane, il che sottolinea la sua importanza economica. Solamente dopo la caduta dell’impero romano gli insediamenti si trasferirono nella più sicura laguna. La strada romana continuò però ad essere utilizzata, come indicano le località fondate lungo il suo percorso. Oggi, nella frazione di Altino nel comune di Quarto D‘Altino, un sito di scavo e un museo archeologico, nell’area portale tutelata, non più in acqua a causa della sedimentazione, si trovano un sito di scavo e un museo archeologico. Dal porto, sito a breve distanza, si possono effettuare gite a Venezia e a Treviso lungo il Sile.
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