Progetti di ricerca

Sono in corso ricerche sulla Via Claudia Augusta, sulla storia del millenario collegamento stradale attraverso l'Europa e sulla storia delle regioni e dei luoghi lungo il percorso. Qui troverete impressioni successive e informazioni sulla ricerca e le pubblicazioni.

Übersichtskarte Teilabschnitt 34a
Übersichtskarte rechts Teilabschnitt 34a Vor den Dolomiten

Scavo archeologico
nella necropoli
di San Donato / Lamon
(nel quadro del programma Interreg)

Scavi con drone San Dontato 1

breve video con drone 1 degli scavi presso la necropoli di San Donato / Lamon / Veneto.

Scavi con drone San Dontato 2

breve video con drone 2 degli scavi presso la necropoli di San Donato / Lamon / Veneto.

Video in rapido movimento

 

Foto dello scavo archeologico

 

Risultati e conclusioni (di Davide Pacitti):

La campagna di indagini archeologiche appena terminata ha consentito di indagare un settore della necropoli, caratterizzato nel complesso da un buono stato di conservazione, che ha restituito, per quanto riguarda gli elementi di corredo, alcune interessanti varianti delle tipologie già note e ben attestate nella necropoli.  
Lo sviluppo planimetrico dei contesti funerari sembra suggerire la prosecuzione del sito in direzione nord e nord-ovest rispetto all’area indagata fino a questo momento, con un probabile limite, in questa direzione, costituito dal vallone naturale denominato Boal Santo che dista circa 10 metri dal margine raggiunto nel corso dell’ultima campagna.   
Completata la rielaborazione dei dati acquisiti sul campo allegata alla presente relazione, la naturale prosecuzione dell’indagine si concretizzerà nello studio specifico affrontato con un approccio multidisciplinare, procedendo contestualmente all’inquadramento tipologico dei corredi, dopo l’intervento di restauro (già in corso da parte del personale della competente Soprintendenza), e allo studio approfondito dei reperti osteologici. 
Le fasi successive, finalizzate ad una disamina storico-archeologica del sito nel suo complesso, richiederanno analisi specifiche di laboratorio che dovranno, necessariamente, essere effettuate anche sui reperti delle campagne precedenti.  

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L'intero rapporto di ricerca

in italiano, con immagini chiare (di Davide Pacitti)

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Immagini 3D delle tombe aperte

È possibile scaricare le immagini 3D sul computer e ruotarle come si desidera. Per aprire l'immagine in 3D è necessario accettare di fidarsi di noi e cliccare di nuovo sul piccolo simbolo.

Imagine 3d 1 di tomba aperta

Imagine 3d 2 tomba aperta

Imagine 3d 3 tomba aperta

Imagine 3d 4 tomba aperta

Übersichtskarte Teilabschnitt 35a
Übersichtskarte rechts Teilabschnitt 35a Feltre Pedavena Cesiomaggiore Santa Giustina

Trascrizione completa
del manoscritto di Daniele Tomitano
Marmi con Inscritioni Antique
della città di Feltre / Veneto
(nell'ambito del programma Interreg)

Breve estratto dalle trascrizioni:

... Questo Pietro morse dell’anno 1471, mentre in Venetia medicando dava saggio del suo valore, et fu da Faresio suo padre il corpo fatto trasportare nella patria et sepelire in questo monumento. Oltre li racordatti questa famiglia ha havutto Bartholomeo et Pietro dotori eccelentissimi de suoi tempi; Bernardino figlio di Pietro che seguendo le paterne vestigie raccolse quanto le fu permesso dal strame vitale le antichità della patria, de qualli mi /203v/ son(a) servito in modo che se come questo quell’egli si sia cavatore, benché apreso in miglior forma imparai dal padre fra Bernardino nell’ordine domenicano, non secondo ad alcuno, così dalli scritti di questi ricavai l’alletamento al diletto d’investigare le materia ch’ho scritto ...

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L'intera transcrizione

in italiano

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Übersichtskarte Teilabschnitt 35a
Übersichtskarte rechts Teilabschnitt 35a Feltre Pedavena Cesiomaggiore Santa Giustina

Ricerca storico/archivistica
per il territorio dei comuni di
Cesiomaggiore e Santa Giustina / Veneto
(nell'ambito del programma Interreg)

Introduzione e frase conclusiva nella breve relazione di sintesi:

« … Lo storico di Feltre dal Corno si querela che la moltiplicità delle rovine sofferte dalla sua città e la scarsezza degli scrittori tolga alla medesima ed anche a noi molte particolarità occorse nel secolo disastroso in che successe l’ avvenimento da me riferito. Io ebbi la fortuna di poter da una vecchia cronica raccoglier quanto basta per dar notizia d’ una cosa di cui finora non si ebbe alcun sentore. Confido poi che nessuno della nobile Famiglia sarà per tornar dispiacevole questo mio pensiero …» così scriveva Guecello Tempesta in Arrighetta, storia Feltrina del secolo VI, per festeggiare nel 1832 le nozze Avogaro-Bianco. Parole che traslate nel contesto che segue riassumono l’esito della ricerca.  

...

E’ stato un excursus tra i secoli,  una vista panoramica a volo d’uccello tra i secoli sopra un territorio in cui acqua e terra in sinergia hanno determinato con successo da sempre gli insediamenti umani.     

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Il rapporto completo di sintesi

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Übersichtskarte Teilabschnitt 35a
Übersichtskarte rechts Teilabschnitt 35a Feltre Pedavena Cesiomaggiore Santa Giustina

Indagine archeologica
Castel S. Tomaso di Santa Giustina / Veneto
Col della Regina
(nell'ambito del programma Interreg)

Risultati e conclusioni (di Dott. Massimiliano Fagan):

Come già accennato in sede di premessa, le finalità di questo intervento risiedevano nella valutazione del potenziale storico/archeologico di un luogo già oggetto di diverse citazioni bibliografiche nel corso dei secoli. A questo proposito era stata affidata dalla Committenza una ricerca storico/archivistica1 preliminare allo scavo che tuttavia non ha riportato alla luce informazioni e testimonianze che potessero orientare la pianificazione delle indagini archeologiche. Più interessante è invece quanto emerge dal testo “I Castelli Feltrini”2, dove viene ricordato un componimento poetico del XVII secolo di Francesco Murano che fa riferimento alla “torre della Regina” e poi, all’interno della descrizione del castello di Bivai, si fa menzione di scavi promossi dal conte Avogadro sia presso il mastio sia presso la torre.  
Lo scavo archeologico ha effettivamente portato alla luce i resti di una struttura in muratura pesantemente rimaneggiata e di cui si conservano solo i muri della parte sud, con spessore di circa 1 m e parte del vespaio pavimentale interno.  
In sede di documentazione si è poi ipotizzato che essa potesse avere una forma rettangolare e misurasse circa 8 X 6 m3.  Purtroppo l’intensa attività di spoliazione dei materiali che ha attraversato il corso dei secoli fino ai giorni nostri per la costruzione di case e stalle, associata ad un probabile rimaneggiamento compiuto all’epoca della Prima Guerra Mondiale, non permette una interpretazione univoca e certa di quanto rinvenuto, ma piuttosto lascia spazio ad almeno due ipotesi diverse tra loro. 
La prima, partendo anche da quanto emerso ne “I castelli Feltrini”, porta ad attribuire alla struttura una funzione difensiva o quantomeno di avvistamento e controllo del territorio, visto l’uso ripetuto più volte del termine torre per indicare l’insediamento sul Col della Regina. A suffragare questa ipotesi vi è innanzitutto l’analisi topografica dei siti difensivi lungo i fiumi Piave e Cordevole che si può desumere dallo studio fatto dal De Vecchi, partendo dai toponimi dei vari luoghi4. Effettivamente si può notare come il sito del Col della Regina topograficamente andrebbe a ricoprire un ruolo strategico di controllo della destra Piave, tra ‘altro proprio di fronte al castello di Zumelle posto sulla riva opposta del fiume (fig. 16).
Del resto la posizione stessa dell’edificio, sulla sommità di un colle dalla forte pendenza sembra escludere a priori funzioni diverse da quelle di controllo del territorio, tanto più che, come detto, dal versante sud del colle è visibile tutta la valle del Piave (fig. 17). Da un punto di vista tipologico, si può ipotizzare, visto lo spessore dei muri, che la struttura avesse fondazioni ed uno zoccolo in alzato di muratura, mentre il resto dell’alzato e forse anche la copertura in legno.  
A confortare questa ipotesi la totale assenza di materiale da copertura rinvenuto nel crollo e la presenza sulla superficie residuale del battuto pavimentale che copriva il vespaio interno, di tracce consistenti di bruciato che potrebbero far pensare ad un incendio.  
E’ probabile tuttavia che questo edificio venisse utilizzato solo come posto di guardia e non fosse abitato abitualmente, poiché non vi sono testimonianze di occupazione in questo senso. 
La seconda ipotesi interpretativa non contempla l’edificio come torre/luogo di controllo perché le dimensioni e la povertà strutturale dei muri, tra l’altro, perlomeno nelle parti conservate, privi di malta, non trovano confronti con analoghe strutture note nel territorio Bellunese. In questo senso anche le tracce di bruciato trovate sul battuto pavimentale potrebbero essere interpretate semplicemente come esito dell’accensione del fuoco (focolare ?).  
In quest’ottica l’edificio potrebbe quindi essere interpretato come una sorta di “casera”, una struttura d’appoggio legata ad attività produttive attive in quest’area. Ciò che stona con questa interpretazione rimane però il luogo in cui sorge la struttura in questione, ossia sulla sommità di un colle la cui ascesa è tutt’oggi molto difficoltosa vista la pendenza e doveva esserlo ancora di più per chi doveva salirci con attrezzi o pesi di qualunque genere, magari più volte al giorno. 
Per quanto riguarda invece la datazione della struttura, l’unico materiale datante rinvenuto durante lo scavo è un frammento di ceramica pettinata databile genericamente ad epoca tardo antica - altomedievale. Questa datazione suffragherebbe l’ipotesi di una struttura con funzioni difensive/di controllo legata al castello di Bivai, sorto probabilmente nello stesso periodo e caduto in disuso nel XV secolo5. Utile per la cronologia del sito potrebbe essere il carbone recuperato sulla superficie conservata sul vespaio all’interno dell’edificio (US 11). Esso è stato opportunamente repertato ed è in attesa di essere analizzato in laboratorio, anche se va tenuto presente che i risultati andranno valutati con cautela poiché i carboni provenivano dall’interfaccia tra la superficie pavimentale ed il riempimento di spoliazione e non dal corpo dello strato6. 
A proposito dell’indagine esplorativa sul Col della Croce, questa, come detto, aveva la finalità di capire la potenzialità archeologica di quest’area dove in passato attività di survey aveva portato al rinvenimento in superficie di un frammento di ceramica e di alcuni elementi in metallo.  
Sono pertanto stati eseguiti i sondaggi in precedenza descritti che tuttavia non hanno evidenziato stratigrafia antropica. Tuttavia, dato che l’area del pianoro del Col della Croce è molto ampia, i risultati di suddetti sondaggi non devono essere preclusivi di future indagini più sistematiche e programmate magari sulla base di preliminari indagini georadar o termografiche.  
Oltre ai materiali trovati grazie al survey, infatti, a sud della croce, è stato messo in luce un allineamento di materiale lapideo che è stato solo individuato ma non documentato su indicazione della Soprintendenza e che potrebbe essere la prova dell’occupazione del colle (fig. 18). Inoltre una breve ricognizione lungo il versante sud, a mezza costa, ha portato al rinvenimento di blocchi lapidei residuali ancora legati però da malta di calce non moderna, probabilmente scivolati dal pianoro del colle. 

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L'intero rapporto di ricerca

in italiano, con immagini chiare (di Dott. Massimiliano Fagan)

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Übersichtskarte Teilabschnitt 36a
Übersichtskarte rechts Teilabschnitt 36a Mel Lentiai Quero Vas

Scavo dello strato archeologico
nell'ex chiesa di San Pietro
a Mel / Valbellluna / Veneto
(nell'ambito del programma Interreg)

Risultati e conclusioni (di Dott. David Vicenzutto):

Le indagini presso l’ex chiesa di S. Pietro hanno permesso di ricostruire un panorama storico ampio almeno 2500 anni, conservato in poche decine di centimetri.   Durante l’età del Ferro, l’area corrisponde ad una periferia di un nucleo abitativo, come suggeriscono gli scarichi ceramici ritrovati sulla sommità del piccolo rilievo. Tale evidenza è del tutto compatibile con quanto è noto della protostoria di Mel; infatti, a poche centinaia di metri a est dall’ex chiesa di S. Pietro è documentata un’importante necropoli a tumuli di VIII-V sec. a.C. - nota dagli anni Sessanta - a cui era necessariamente connesso un abitato.   L’esistenza di un edificio tardo-romano, ampio almeno 80 m², conferma come il popolamento romano di Mel toccasse anche Borgo Garibaldi; purtroppo mancano i dati per comprendere quale fosse la funzione dell’edificio. Solo indagine future, qualora l’edificio conservasse i piani di vita sotto l’attuale abside e/o oltre i limiti settentrionali della chiesa, potranno gettare nuova luce sul ruolo della struttura tardo-romana. Rimane molto incerta la datazione del primo impianto della chiesa, che già da subito raggiungeva l’ampiezza dell’edificio attuale o forse la oltrepassava ad ovest. Qualora la fase più antica della chiesa risultasse di periodo altomedievale, come alcuni autori propongono sulla base di datazioni radiometriche effettuate su sepolture all’esterno dell’edificio, andrebbe riconsiderato il ruolo di Mel nell’ambito della sua diocesi di appartenenza. E’ già in programma la spedizione di alcuni campioni di materiale organico, proveniente dalle fasi di cantiere della chiesa, per datare radiometricamente il momento di fondazione dell’edificio di culto; l’esito di tali analisi potrà apportare ulteriori informazioni circa l’antichità dell’edificio.    

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in italiano, con immagini chiare (di Dott. David Vicenzutto )

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